Storie al bar è uno spazio dedicato a voi barman e baristi che da sempre lavorate dietro al bancone e a stretto contatto col cliente. Oggi, per Storie al bar, vi presentiamo la storia di Luisa Giorni, una delle prime Bar Lady in Italia. Nata ad Anghiari (AR), qualche anno prima di suo marito e pigmalione Peppino Manzi, che ci racconta la sua storia.
Storie al bar nasce da un’idea di Peppino Manzi. Da molto tempo Peppino aveva in mente questo progetto per dar voce ai suoi ex giovani apprendisti barman del Cluny Piano American Bar e ai suoi ex allievi di scuola divenuti poi professionisti, poi aperto anche a tutti i barman, che potessero ricordare i primi anni della loro carriera delle vostre storie, delle vostre esperienze e lanciare un messaggio d’incoraggiamento ai giovani futuri barman.
Peppino manzi inizia così il suo racconto: “Certo Luisa non aveva molto da apprendere da me se non solo le caratteristiche tecniche professionali, in quanto di quelle necessarie per avviarsi all’impegno di allietare le persone con innata gentilezza, disponibilità, intelligenza, ed educazione per collaborare nella gestione del nostro American Piano Bar ne era già ricca naturalmente.
Savoir-faire naturale, spontaneo, forse qualità ereditate dalla sua modesta famiglia che ha sempre vissuto nel nobile storico antico paese medioevale Anghiari, nella Toscana a qualche chilometro dal paese nativo di Michelangelo Buonarroti. Erano già doti naturali che io ho permesso di esternare collaborando nel mestiere e nella gestione dei bar e ristoranti per una lunga vita.
Il destino ci unì nel 1965, e nel ’66 ci sposammo e andammo a gestire un locale a Madonna di Campiglio, lo “Stork Club”. Nel ’67 e’68 aprimmo un ristorante in Cervia “La Grotta” dove Luisa mostrò grande capacità pratica nel ricevere il pubblico, metterlo a suo agio e anche nel servizio di sala ne apprendeva presto i metodi. E così che mi resi conto che aveva una notevole empatia, sapeva farsi rispettare e rispettava i dipendenti collaboratori, ed era capace di soddisfare le esigenze del nostro esigente pubblico.
Da molto tempo sognavo di aprire il mio “Cocktail Bar” e così che capii che con una moglie così capace potevo affrontare l’incognita di aprire in centro di Milano Marittima il “Cluny American Piano Bar”, era il maggio del 1969. A quei tempi erano poche le donne dietro il banco bar, le uniche erano le mogli di barman che avevano aperto un loro Cocktail Bar, e non erano molte. Ricordo Cesidia Basile moglie di Enzo Chionne al Liz Bar di Ancona; Silvia Gigli moglie di Gualtiero Giorgini al “Bar Torino” di Ancona, Marialuisa moglie di Roberto Guidetti “il mago dei cocktail” ad Alessandria, e altri pochi casi.
Se non erano le mogli dei barman dietro al banco, c’erano casi in cui alcuni locali, tipo discoteche, collocavano al fianco dei barman bellissime ragazze nordiche bionde che sapevano attrarre e interessare molto pubblico, ma di miscelazione di drink non sapevano nulla. Fu con quella mia esperienza e conoscenza delle Signore impegnate al Bar che le volli onorare impegnandomi in occasione dell’incarico di consigliere AIBES (Associazione Italiana Barman e Sostenitori) dove a metà degli anni ‘80 proposi al consiglio di ammettere anche le donne nell’associazione. Non fu facile per l’avversione degli anziani che consideravano le donne con una certa sufficienza considerandole non idonee e fragili per sostenere il lavoro nel bar. Ma poi riuscii a fare accettare anche loro nella grande famiglia dei professionisti Barman e Barmaid o Barwomen.
Poi Danilo Bellucci, grande sostenitore della categoria dei Barman, promoter di grande capacità e lungimiranza che ha creato e sostenuto l’organizzazione dell’ormai celebre concorso Lady Drink Competition che dal 1996 seleziona le migliori barmaid italiane, competizione proiettata anche in campo internazionale. Luisa al Cluny si è sempre dimostrata molto attenta alle mie esigenze professionali, che erano molto meticolose. Le accettava senza sembrare sottomessa alla mia maniacale preparazione della mise en place e attenzioni alle pulizie e ordine preparatorio del lavoro che iniziava con l’ora dell’aperitivo e andava fino a tarda notte. Questo perché come me amava il lavoro ed aveva una sua forte personalità che compensava la mia superiore capacità di esperto barman e così capiva che formavamo insieme una coppia perfetta, con una eccellente giovane brigata di collaboratori per gestire questo meraviglioso American Bar frequentato da una clientela d’élite rispetto agli altri bar gelaterie tipiche della riviera.
Si recava al bar nelle prime ore del pomeriggio e assieme ad alcuni collaboratori mi preparava il banco bar in maniera così soddisfacente che quando io arrivavo per l’ora dell’aperitivo non avevo nulla da eccepire, potevo impegnarmi serenamente a sviluppare il lavoro. Oltre a trovare il locale perfettamente pulito e in ordine trovavo una mise en place di ogni settore del banco preparata per un gran sviluppo di lavoro che avremmo avuto nelle seguenti ore fino a tarda notte: attrezzatura, merce e bottiglie di riserva, agrumi ben lavati ma non tagliati, una notevole quantità di litri di puro succo di pesche, spremute a mano come ci insegnò l’esperto barman Ruggero Caumo dell’Harry’s bar di Venezia.
Il succo fresco veniva conservato giornalmente in frigo per poi averlo pronto per confezionare i tanti Bellini. I succhi freschi di agrumi, spremuti in giornata, per preparare i vari cocktail elencati in menù; grandi mazzi di menta fresca che a quei tempi non era così reperibile come lo è attualmente (bisognava andare a cercarla per i fossi). Lavorare in così perfetta armonia con la tua compagna di vita e una brigata di giovani collaboratori interessatissimi a dare il meglio delle loro personali capacità per sviluppare quello che per te è sempre stato un sogno che si realizzava in un contesto di località balneare, Milano Marittima, che allora era all’avanguardia per l’eleganza dell’ospitalità balneare.
Quando arrivava l’ora dell’aperitivo Luisa si posizionava dietro al punto cassa e pass, raccoglieva le comande compilate dai camerieri-barman, distribuiva con fermezza il lavoro dei vari settori: cocktail, caffetteria, gelateria, Appetizer, raccoglieva sotto la sua supervisione il tutto sul vassoio, consegnava lo scontrino e la comanda poteva essere servita al tavolo. A volte, quando io ero super impegnato nella miscelazione dei drink, aveva l’accortezza di saper scambiare gentilezze e colloquiare col cliente al banco. Pian piano acquisiva esperienza anche nella miscelazione dei drink, ricordava la loro composizione, sapeva come andavano guarniti i long drink e nel tempo divenne anche una buona giudice di qualità nel sapore, perché con moderazione le piaceva assaggiare e apprezzare le buone miscele e memorizzare le composizioni.
La dedizione data da Luisa al mio lavoro qualificato di Barman, la sua capacità acquisita nel tempo mi permise di fare tante altre cose oltre che dedicarmi al Cluny Bar. Luisa sapeva sostituirmi anche nel miscelare i drink, come si dice “aveva la mano” è così che mi potei dedicare all’insegnamento negli Istituti. Professionali,’ ai primi corsi di bar, prima per mia personale iniziativa, poi per l’AIBES nelle tante regioni d’Italia, costruire i video-tape di “Bar Story”, seguire i miei piaceri sportivi. La sua capacità di sostituirmi, coadiuvata dai tanti bravi giovani che si succedevano negli anni, mi consentirono di fare una vita non abitudinale per dedizione al lavoro.
Luisa era felice del conseguimento di vita che affrontavamo con serenità; si dedicava molto senza risparmiarsi. A stagione già iniziata diede alla luce alla nostra seconda figlia, era il 10 giugno, pochi giorni dopo ritornò già al suo impegnativo lavoro. Io sarò stato anche bravo e appassionatamente impegnato nel mio amato mestiere di Barman, ma non avrei raggiunto tanto successo se non avessi avuto vicino una mia Luisa che sapeva sostenere questo grande impegno.
Luisa, assieme a me da 58 anni, si gode felicemente la sua pensione, con qualche acciacco, madre di tre figli e nonna di otto bellissimi nipoti che ci danno una quotidiana gioia di continuare a vivere. Auguro ai miei cari giovani colleghi di avere il fortunato destino d’incontrare una compagna di vita come Luisa”.
Il cocktail preferito da Luisa Giorni:
Angel Face
Ingredienti:
3 cl Gin,
3 cl Apricot Brandy,
3 cl Calvados.
Preparazione: miscelare tutti gli
ingredienti nello shaker con
ghiaccio. Servire in coppetta.
Sweet Luisa Long Drink
(una ricetta dedicata da suo marito)
Ingredienti:
30 cl. Dry Gin
10 cl Bitter Campari
20 gr. sorbetto al limone
20 cl succo di pompelmo
Top con acqua tonica.
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Questa rubrica vuole essere una sorta di contenitore delle vostre storie di vita ed anche delle vostre ricette più importanti. Di volta in volta daremo spazio ad un barman che racconterà la propria storia umana e professionale e che ci dirà, con un aforisma, il suo modo di vedere questa straordinaria professione.
Gli articoli saranno pubblicati qui su bar.it
Per ogni articolo, appunto, troverete foto del barman aforisma e una sua ricetta “cavallo di battaglia”. Alla fine di questo percorso, raccoglieremo tutte queste esperienze in un volume: “Storie al Bar” e-book e cartaceo.
Se volete raccontare anche voi la vostra storia e la vostra carriera, potete inviare una mail a bar@bar.it indicando come oggetto Storie al bar. Ricordate di:
Indicare nome e cognome, luogo di provenienza;
Allegare il file con le domande a cui rispondere per realizzare l’articolo (POTETE SCARICARE IL FILE QUI)
Scrivere l’aforisma che vi rappresenta
Allegare una o più foto che vi rappresentano negli anni di lavoro
ricetta e spiegazione di un vostro cocktail con relativa foto
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