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Sono i dati dell’Ufficio Studi della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) a raccontare gli sprechi conseguenti all’eliminazione delle zuccheriere dai banconi. 

In base alle rilevazioni condotte da Fipe lo zucchero in bustina genera 14mila tonnellate di rifiuti aggiuntivi e 64 milioni di euro di maggiori costi a carico di consumatori e pubblici esercizi.

La Federazione ha infatti effettuato una comparazione tra i consumi di zucchero in bustina e quelli in zuccheriera che consentono di dosare perfettamente la quantità di zucchero di cui si ha bisogno, un confronto che lascia sorpresi: 46,3 milioni di kg contro 32,4 milioni di kg, pari ad un costo di 92,6 milioni di euro delle dolci bustine contro i 29,2 milioni di euro delle zuccheriere. La sostenibilità, economica e in termini di impatto ambientale, propende quindi a favore della zuccheriera, dato che l’uso di zucchero in bustina nei pubblici esercizi determina un + 13,9% di consumi e ben un + 63,5% di costi, senza dimenticare 14mila tonnellate di rifiuti generati in più. 

La disparità di consumi e costi, insieme all’incremento dell’indifferenziato, si deve soprattutto al fatto che i clienti al bar spesso non usano tutto lo zucchero contenuto nelle bustine, zucchero che non viene riutilizzato. 
L’utilizzo dello zucchero in bustina al bar si deve ad un decreto legislativo del 2004 in attuazione di una Direttiva Europea del 2001 secondo cui “lo zucchero di fabbrica e lo zucchero bianco possono essere posti in vendita o somministrati solo se preconfezionati”. La violazione di tale regola comporta una sanzione di natura amministrativa di diverse migliaia di euro. Sul tema tuttavia il Ministero delle Attività Produttive con la nota 769422 del 28 maggio 2004 ha precisato che la legge “ha vietato l’uso delle zuccheriere con coperchio apribile”, mentre le zuccheriere dosatrici con beccuccio risultano conformi. 

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