C’è un momento dell’anno in cui anche la birra rallenta, si fa più profonda, avvolgente, quasi meditativa. Succede con l’arrivo dell’inverno e, soprattutto, con le birre di Natale: produzioni stagionali che raccontano il lato più intimo e conviviale della bevanda più antica del mondo.
Le Christmas beer non sono uno stile codificato, ma una famiglia di interpretazioni. Ciò che le unisce non è una ricetta fissa, bensì un’atmosfera: gradazioni più generose, corpo pieno, profili aromatici caldi, spesso speziati. Cannella, zenzero, chiodi di garofano, noce moscata, scorza d’arancia, miele, caramello e frutta secca sono ingredienti reali o evocati, capaci di rievocare immediatamente l’immaginario delle feste. Sentori che richiamano le tisane calde… <<È peculiarità di noi artigiani, realizzare questo genere di prodotti, sviluppando etichette più particolari, anche per contesti di dimensioni ridotte – spiega Sebastiano Nabissi, presidente di Unionbirrai Marche – Le birre di questo periodo dell’anno sono più strutturate ed alcoliche, con gradazioni che si aggirano tra i 7-9 gradi, ma che possono arrivare anche a 10. Speziate ed ambrate, si abbinano bene a dolci e panettoni, oltre a piatti piuttosto importanti.>>
La birra di Natale non chiede freschezza estrema né immediatezza: chiede attenzione. Va servita a una temperatura leggermente più alta, in un bicchiere che ne valorizzi gli aromi. Sono birre che affondano le loro radici nella tradizione nordeuropea, dove il Natale non è solo una celebrazione religiosa, ma un vero e proprio rito stagionale. In Belgio le Bière de Noël nascono storicamente come dono ai collaboratori del birrificio o come birra “speciale” da aprire nei giorni di festa: scure, complesse, spesso speziate, pensate per accompagnare carni importanti e dolci strutturati. In Germania e nei Paesi scandinavi la tradizione si intreccia con quella delle birre invernali, più alcoliche e robuste, nate per affrontare il freddo e la scarsità di luce.
È proprio in Scandinavia che il legame tra birra e Natale diventa quasi identitario. In Norvegia, ad esempio, esiste la juleøl (letteralmente “birra di Natale”), una presenza irrinunciabile sulle tavole delle feste. Le juleøl possono essere chiare o scure, ma condividono un profilo maltato intenso, con note di pane, caramello e spezie, e una gradazione che spesso supera quella delle lager quotidiane.
In Italia, i mastri birrai giocano con spezie, affinamenti in botte, lieviti particolari, creando birre pensate non per la bevuta distratta, ma per il tempo lento delle feste. Sono birre da tavola, spesso eccellenti in abbinamento a brasati, arrosti, formaggi stagionati o dolci lievitati, dal panettone ai dessert a base di frutta secca e cioccolato.
<<Dietro la birra c’è sempre uno studio a 360 gradi: dalla ricetta, al contesto, all’etichetta – afferma ancora Nabissi – Pochi sono i birrifici che realizzano birre specifiche per il Natale, ma lavorando su lotti piccoli è possibile divertirsi.>>
Lo speciale premio di “Birra dell’Anno – Xmas Beer”, di Unionbirrai, quest’anno ha visto anche una marchigiana sul podio: il Birrificio Mukkeller di Porto Sant’Elpidio, con la sua birra natalizia di punta, “Guastafeste”, infatti, ha ottenuto un ottimo secondo posto.

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