Per Il Maestro Peppino Manzi la vocazione a questo lavoro ed Il privilegio dell’insegnamento sono state alla base della sua vita professionale.
Dopo una lunga carriera fatta di prove affrontate e lezioni apprese sul campo, Il Maestro Manzi ha sentito che potevo fare di più. Ha avvertito il bisogno di condividere ciò che negli anni ha imparato. L’insegnamento è diventato, così, una componente centrale della crescita professionale di Peppino.
Creare materiale didattico, condurre corsi e difendere la dignità delle professioni del mondo alberghiero, che spesso venivano sottovalutate, hanno occupato gran parte del suo tempo e delle sue energie.
Già allora, agli albori della sua carriera, il Maestro era molto infastidito nel sentire frequentemente una frase che riteneva odiosa: “dai che va bene, tanto quello non capisce niente”. Quando si tratta di servire un pubblico Il Maestro ha sempre combattuto questa negativa mentalità di prepara cibo o bevande scadenti solo perchè si riteneva che il cliente non capiva ciò che le veniva servito.
Peppino ha sempre definito “onestà professionale” quando come onestà s’intende servire sempre il meglio ed eventualmente educare il cliente.
Ogni volta che un cliente si affida a noi, mette nelle nostre mani una parte delle sue necessità, delle sue aspettative.
Quella mentalità del “tanto non capisce niente” è davvero irritante. Un modo di pensare che svaluta il cliente è davvero controproducente. È fondamentale adottare un approccio trasparente e professionale, offrendo il massimo e sensibilizzando chi abbiamo di fronte. Un cliente soddisfatto, dopotutto, è il miglior biglietto da visita. Continuare a lottare per la qualità è fondamentale, ed è necessario credere in questo nella professione dell’ospitare come in qualsiasi altro lavoro.
Il passaparola è fondamentale per crescere. I clienti appagati diventano naturalmente ambasciatori del nostro lavoro. Pertanto, investire nella costruzione di relazioni genuine e solide dovrebbe essere una priorità. offrire un’esperienza positiva caratterizzata da un rapporto di fiducia significa non solo vendere ma anche condividere esperienze memorabili. Ricordiamo che un piccolo gesto premuroso può fare una grande differenza. A ciò si aggiunge l’importanza di mostrare sensibilità e attenzione verso la persona che abbiamo di fronte.

Negli anni Settanta e Ottanta, quando parlare di “materiale didattico” per il settore alberghiero sembrava quasi un’utopia, il Maestro ha iniziato a creare risorse per chi voleva intraprendere questa strada.
Eppure, proprio in quegli anni, ha capito che questa professione meritava più rispetto. Non era solo servire un bicchiere o portare un piatto in tavola; era creare un’esperienza per il cliente. Era l’arte dell’accoglienza, la capacità di far sentire qualcuno a casa anche quando si trovava a chilometri di distanza.
Così ha iniziato a sognare: sognare una cultura dell’enogastronomia e del bar che fosse riconosciuta e rispettata. E quei sogni lo hanno portato a lavorare non solo per migliorarsi come professionista, ma anche per insegnare agli altri.
Peppino si mette al lavoro ma mancavano risorse e strumenti, e spesso ci si doveva arrangiare con quello che si aveva a disposizione. Ma la passione era tanta e gli ha permesso di superare ogni ostacolo. Ha scritto, raccolto idee e creato strumenti per aiutare chi desiderava seguire questo percorso. Addirittura le prime dispense scritte a mano, piene di appunti e disegni fatti al momento per spiegare meglio un concetto.
Era un modo per dare dignità alla professione e per trasmettere ciò che aveva il Maestro aveva imparato. Voleva che i giovani avessero una guida, qualcosa che li aiutasse a orientarsi in un mondo che spesso può sembrare caotico.
Non è stato facile. Ma Peppino ci ha creduto. Sperava in un futuro in cui, per i giovani, l’ospitalità non fosse solo un mestiere, ma una scelta di vocazione e impegno.
Il Maestro ha sempre considerato l’insegnamento basilare e non si è mai limitato alla tradizionale idea di trasferire conoscenza. La consideravo, piuttosto, un proficuo scambio con persone desiderose di apprendere. Ogni volta che entrava in contatto con giovani che avevano occhi pieni di curiosità e sogni genuini, avvertiva una potente affinità con gli inizi della mia carriera. Trasmetteva non solo competenze pratiche, ma anche preziosi valori: attenzione al particolare, rispetto verso il cliente e dedizione alla bellezza del compito.
D’altro canto, la stessa attività univa anche un elettrodo energetico che accendeva la sua mente. Dal rapporto diretto con gli studenti emergevano dubbi, domande, una creatività viva e genuina capace di stimolarlo senza remore. Nella condivisione del sapere trovava occasione di rinnovamento personale: un vero dono per l’animo, un motivo ancora più grande per persistervi.
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