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Forte polemica nel mondo della birra tra Carlsberg Italia e Luppolo Station, risto-pub a Trastevere. Diatriba sull’utilizzo della parola “Luppolo”, ma più in generale uno scontro tra la grande industria e l’artigianalità.

In via Parini, a Roma (a due passi da Trastevere), c’è un risto-pub molto famoso, Luppolo Station. Aperto lo scorso 13 marzo, fa della birra artigianale la sua specialità. Ci sono circa 20 spine, una ricca scelta di birre e un menù ben assortito, in un’atmosfera anni ’20. Il problema, però, sta proprio nel nome e nella parola “Luppolo”.

Già, perché come si sa, “nessuno tocchi la grande industria della birra”, soprattutto se a muoversi è il “piccolo mondo artigianale”, che poi tanto piccolo non è più. Insomma, il 25 novembre scorso la Carlsberg Italia invita la Public srls di Diego Vitucci (titolare di Luppolo Station) dal non utilizzare la parola “Luppolo” perché, a detta di Carlsberg, potrebbe creare confusione presso i clienti che bevono la Tre Luppoli. Assurdo vero? Eppure maledettamente reale. Qui sotto potete leggere la raccomandata di Carlsberg e, soprattutto, la bella risposta di Vitucci:

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Insomma, la questione sembra andare molto più al di là del semplice nome o marchio. Qui è in gioco il rapporto tra l’industria e l’artigianalità la quale, evidentemente, inizia a conquistare settori di mercato sempre più importanti. In attesa di capire come si concluderà la vicenda, ognuno può fare le proprie valutazioni…magari davanti ad una buona birra!

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