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Parlare di e con Peppino Manzi è come parlare con un pezzo di storia dell’Italia sincera, appassionata e professionale che ha cambiato per sempre il significato della parola bar.

Tra le pieghe di quell’affascinante accento romagnolo c’è tutto il sapere dell’uomo che nel nostro Paese ha letteralmente inventato la Formazione professionale come la intendiamo oggi.

Se parla di suo padre gli si riempiono gli occhi di lacrime, perché da lui Peppino ha imparato tutto, passione compresa, di quello che sarebbe stato il lavoro di una vita, il barman. E dopo la prima lacrima c’è il riflesso delle prime esperienze tra Cervia, Bologna, Milano, Bari, Milano marittima, fino all’estero e l’incontro con altre culture, perché la curiosità e la conoscenza non devono mai mancare.

Ecco Francoforte, Ginevra, Londra e Zurigo. Poi, ancora, Madonna di Campiglio e Cortina d’Ampezzo. Nel 1968 dirige il ristorante Il Caminetto a Milano Marittima, e un anno più tardi apre il suo gioiello sul lungomare, il Cluny Piano Bar, divenuto negli anni punto di riferimento di appassionati e professionisti e gestito insieme alla moglie Luisa e ai figli.

Quante storie nei racconti di Peppino, e gli occhi brillano al pensiero della moglie e della sua terra.
Gli anni ’70 segnano l’inizio della carriera didattica presso gli istituti professionali, sviluppatasi poi, negli anni ’90, in una scuola di bartender all’interno del Cluny, diventato nel frattempo anche ristorante. Ispirato dal motto “ciò che teniamo per noi stessi muore con noi; ciò che condividiamo con gli altri vive per sempre”, Peppino dà vita, nel 1980, al primo Manuale del barman in Italia, adottato poi come libro di testo in quasi tutti gli Istituti Alberghieri.

Pochi anni più tardi realizza un progetto di formazione attraverso videotape (anche questo il primo in assoluto), per comprendere stile e professionalità del mondo del bar. Il Ministero della Pubblica Istruzione, nel 1988, gli conferisce l’incarico di organizzare e condurre il 1° Corso di aggiornamento ministeriale per la didattica del bar. Diventa così il Papà dei barmen italiani.

Oggi, con il Cluny chiuso, qualche ruga in più e qualche lacrima in meno, Peppino Manzi porta con estrema bellezza i suoi 76 anni., senza fermarsi, trovando nuova linfa vitale nei progetti lavorativi.

Continua a produrre pubblicazioni per trasmettere le sue storie ed il suo sapere e i suoi corsi di formazione sono ancora attualissimi e di gran successo.

Insomma, grazie ancora Peppino,  a te e al tuo modo unico di averci insegnato cos’è davvero il bar.

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