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Il giro del mondo della ristorazione: da Toronto a Dubai

Quale futuro per la ristorazione? In questo articolo abbiamo fatto il giro del mondo per vedere come stanno cambiando i ristoranti, quali sono le tendenze e le richieste dei clienti.

A volte per guardare il futuro bisogna accorgersi dei movimenti e delle evoluzioni che stiamo vivendo nel presente. Cosa non sempre facile in un momento storico in cui i cambiamenti sono accelerati, globalizzati, in un susseguirsi spasmodico di innovazioni tecnologiche e richieste da parte di un consumatore sempre più esigente e informato, ma anche bombardato da stimoli e suggestioni. Per questo abbiamo fatto una semplice domanda a cinque degli Ambassador del programma BeMyHost. Dalle loro risposte un quadro del fuoricasa ai quattro angoli del globo.

“Nel mio Paese sono cambiate molte cose dal 2017 nel food – ci scrive Sana Chikhalia da Dubai -. Sempre più catene utilizzano produttori biologici e locali e sono molto più attenti a scegliere materie prime di grande qualità. Vengono preferiti i prodotti locali non solo per sostenere l’economia del nostro Paese ma anche perché sono più freschi e spesso provengono da piccole aziende che oltre alla materia prima sono attenta al benessere dei lavoratori”.

Dal Canada, Ayngelina Brogan pensa alla tendenza dei ristoranti take away. “Dato che i canadesi tendono a cucinare di meno e mangiano più spesso fuori casa, i ristoranti stanno cercando un modo per conveniente e veloce di fornire pasti sulla strada di casa. Però la cena deve essere anche salutare e la posizione del locale centrale, visto che molti in città come Toronto tornando a casa a piedi dal lavoro. Purtroppo gli affitti continuano a salire e per questo sono sempre più diffusi locali senza posti a sedere che offrono prodotti come pollo arrosto con vari contorni in modo da massimizzare il profitto per metro quadro”.

Da una Hong Kong sempre molto attiva nelle aperture di nuovi ristoranti e locali Phoenix Kwok rivela come negli ultimi due anni sono molto cresciuti i distretti occidentali di Sai Ying Pun e Kennedy City dove vivono molti stranieri e si possono trovare ora anche buone pasticcerie e panetterie come Bakehouse a Wan Chai dello chef Gregoire Michaud, che produce internamente prodotti artigianali con materie prime stagionali e fresche. “Tutti comunque parlano di biologico, salutare e vegetariano”.

Secondo Kerri Mc Connel, l’Australia, guarda ormai decisa alla sostenibilità. “Nel 2019 queste pratiche raccoglieranno ancora più attenzione perché sempre più consumatori tendono a scegliere locali che sono in linea con la loro ideologia green”. Un altro tema è quello delle nuove tecnologie “che continuano a determinare il successo delle aziende del settore. I locali aprono a chiudono molto velocemente perché il costo del lavoro e delle materie prime rende molto costoso gestire un locale. La tecnologia permette di aumentare l’efficienza e diminuire i costi. Tra le soluzioni attivabili nel locale in una società che sta andando verso i pagamenti digitali ci sono i sistemi POS tap and go e sistemi di vendita che hanno un struttura dei costi più bassa”.

Luciana Bianchi, dal Brasile vede un crescente interesse per le materie prime biologiche di piccoli produttori e artigiani “che aggiungono autenticità e identità in cucina”.

Dalla vicina Spagna Marta Simonet punta gli occhi sul consumatore. “Credo che ciò che è cambiato maggiormente nel settore negli ultimi anni sia il consumatore. Con l’aumento dei canali digitali, arriva nel locali con molte informazioni e con maggiori aspettative e così è più difficile sorprendere il cliente. Lo chiamano “consumatore consapevole” e le grandi marche si impegnano nella digitalizzazione e nei Big data, tenendo conto degli algoritmi per conoscere i nostri desideri, impulsi e decisioni. Stiamo assistendo a una imponente digitalizzazione del settore”.

Articolo a cura dell’Osservatorio HostMilano

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