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Maria Cristina Graziani l’allieva prediletta del Cluny!

Storie al bar è uno spazio dedicato a voi barman e baristi che da sempre lavorate dietro al bancone e a stretto contatto col cliente. Oggi, per Storie al bar, vi presentiamo la storia di Maria Cristina Graziani, una delle prime Bar Lady formata alla Scuola alberghiera e poi al Cluny sempre dal suo Maestro Peppino Manzi.

Essendo nata e vivendo a Faenza mi sono iscritta alla scuola alberghiera di Riolo Terme, dove ho appreso le basi della mia preparazione professionale. Nel contempo frequentavo il Cluny American Piano Bar Restaurant al centro di Milano Marittima. Qui poi ho cominciato a lavorare al banco bar quando avevo 14 anni, quando cominciai a interessarmi della vita del bar seguendo proprio qui al Cluny, il lavoro insegnatomi da Peppino Manzi.

Solo a sognare di poterci lavorare mi ha sempre emozionata. Sarà perché gestito da un grande del settore e mio insegnate all’alberghiero. Sarà perchè attirata dalla sua capacità quasi cerimoniale nella preparazione cocktail e long drink, scoprendo via via al suo fianco i segreti del barman, che è stato per me un vero e proprio Maestro. Contemporaneamente seguivo con attenzione il garbato e gentile modo spontaneo modo di contattare e ricevere i clienti dalla Signora Luisa, una delle prime barmaid italiane e ha lavorato per lungo tempo dietro al banco insieme al marito, la quale anch’essa ha contribuito a formare la mia personalità femminile. Sarà per l’atmosfera elegante e sofisticata ispirata dall’arredamento e dalla preparazione e cortesia del personale di servizio.

Il Cluny capii che era il locale che avrebbe completato la mia formazione di Barmaid e che mi diede l’entusiasmo di proseguire il lavoro di Barmaid e di essere capace di poter raggiungere alti livelli professionali e poter trasmettere la mia personale carica di simpatia anche al pubblico più esigente che amano le ricette più tradizionali, ma sono anche disponibili a lasciarsi consigliare da chi sta al di là del banco su modifiche e novità del bere miscelato.

In seguito ho avuto modo di frequentare diversi locali pubblici, svolgendo funzioni di sala e di bar come ad esempio all’Hotel Gallia di Milano Marittima e di passare una stagione invernale a Garmich, in Germania. Insieme con mio padre ho gestito anche un locale tutto mio, per ben cinque anni a Faenza, il Country Club, un ambiente per un numero limitato di clienti, inserito in una prestigiosa ville settecentesca, con un grande parco intorno.

Infine tornai al Cluny Bar che per me rimaneva il locale del cuore. Sono particolarmente orgogliosa di lavorare dietro al banco di questo bar, nato alla fine degli ann’60 e ha quindi costituito nel tempo una larga fascia di clientela affezionata che vi ritorna volentieri. Essendo una vera e propria istituzione della zona, attira anche una notevole clientela internazionale che frequenta i grandi alberghi. In genere i clienti sanno riconoscere subito un professionista del bere miscelato dalla semplice disinvoltura con cui si muove e prepara i prodotti.

Dal conto mio, grazie al mio carattere aperto, ho sempre trovato modo di stabilire un dialogo cordiale con i clienti più diversi, spesso aiutandoli alla ricerca e nella scelta della bevanda che possa soddisfarli. Essendo aperto dal pomeriggio fino a notte inoltrata sono attirati anche dal nostro ristorante notturno e dalla magica musica del pianista caraibico.

Il segreto di ogni azienda è di poter disporre di uno staff affiatato che sappia coordinarsi al suo interno e stabilire un dialogo sincero con i clienti per stimolare e soddisfare esigenze e gusti più diversi. Coordinati da Peppino Manzi, vero proprio patron, si crea fra la brigata la giusta atmosfera e volontà d’impegnarsi a sviluppare il meglio della nostra collaborazione, perciò in questo locale sto bene, sto maturando e acquisendo il meglio della professione anche come donna.

Per quanto riguarda i prodotti mi piace sottolineare che il Cluny è uno dei pochi locali con un’ampia bottigliera fornita di una notevole e variata quantità di particolari distillati e liquori che rappresentano il mondo del buon bere e consentono di poter miscelare i cocktail tradizionali e i più e richiesti.

L’AIBES per me è sempre stato un punto di arrivo della quale potevano fare parte solo veri professionisti. Pertanto ho aspettato di presentarmi ai suoi esami di ammissione solo quando mi sono sentita sufficientemente preparata.

Da allora ho partecipato a diversi concorsi, vincendo il premio nazionale Philip Morris nel 1993, a Riccione con la ricetta “Pink Diamond”:

4/10 Brandy
3/10 succo di pompelmo
1/10 granatina
1/10 Tonic Water
1/10 Bitter Campari

Nel 1995 ho vinto il regionale Lavazza.

Il nostro lavoro al bar è un lavoro duro per impegno e orari, che si può continuare a praticare solo se lo si ama veramente. Può diventare una professione interessante per tanti giovani, comprese le donne, sia nei grandi alberghi sia negli american bar o nelle discoteche. Per tanto diventa importante acculturarsi continuamente seguendo le varie associazioni professionali e con esperienze all’estero.

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