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Bacardi Cocktail: una storia “proibita” dopo il proibizionismo!

Quando il Proibizionismo finì il 5 dicembre del 1933, gran parte del know-how del barman era già “atrofizzato”, molti stavano tirando le fila per rinnovare la cultura americana del cocktail e una ricetta in particolare, di vent’anni prima, relativamente sconosciuta, stava per diventare uno dei cocktail più popolari dil questo periodo.

Quella bevanda è il cocktail Bacardí, una variante dei Daiquiri con rum, lime e granatina, molto rara da trovare nei menu di oggi, ma è stata un caposaldo del repertorio di bar degli anni ’30.

Molti americani, durante gli anni del proibizionismo, bevevano negli innumerevoli speakeasies che sorsero un pò dappertutto, nelle loro case signorili oppure si spostavano all’Avana, a poca distanza in aereo da New York, l’isola, infatti, dava tutti i comfort moderni e una ampia scelta di whisky, brandy e gin, oltre a una specialità locale, il rum, di cui uno dei più famosi fornitori locali era la Compañía Ron Bacardí.

Gli americani portarono a casa il Rum Bacardi e in particolare il drink a base succo di lime e zucchero noto come Daiquiri che fu introdotto negli Stati Uniti nel 1909 da un ufficiale della marina di ritorno da Cuba, ma la granatina non era stata ancora inclusa.

Erano i giorni in cui la scoperta di una ricetta di un cocktail era sempre un evento degno di nota. Il 13 novembre 1913, “The Oakland Tribune” riportò: “C’è un nuovo cocktail in città, importato direttamente da New York. Prendete mezzo bicchiere di Rum, aggiungete il succo di mezzo lime e uno spruzzo di granatina; agitare con ghiaccio. ”

Con una semplice variazione il Daiquiri diventata rosa e dolce cgrazie alla granatina, essenzialmente quello che in seguito sarebbe stato chiamato Bacardí Cocktail.

Il Cocktail Bacardí, realizzato con il nome Bacardí ovvero il rum usato, è apparso per la prima volta nell’edizione del 1914 in un libro dall’umile titolo “Drinks”. Il suo autore, Jacques Straub, era un influente barman svizzero al servizio del Blackstone Hotel di Chicago.
Formulazioni simili, e lo stesso nome, apparvero presto in altri volumi, come “Recipes for Mixed Drinks” di Hugo Ensslin del 1917 e “The Ideal Bartender” di Tom Bullock, anche nel 1917.
Il volume di Ensslin presenta uno strano rovesciamento: un Bacardí Cocktail senza granatina e un “Daiquiri” con gli stessi ingredienti del moderno Bacardí Cocktail.

Nella sua pubblicità dagli anni Trenta fino agli anni Cinquanta, Bacardí suggerì che il suo cocktail omonimo poteva essere reso “secco” o “dolce” – ovvero come un Daiquiri normale o con aggiunta allo sciroppo di melograno (non sostituendolo allo zucchero ma in aggiunta ad esso). Ma i barman tendevano a preferire la versione con la granatina, considerando i Daiquiri un cocktail a parte.

A metà degli anni ’30, a New York, il Bacardí Cocktail era uno dei più venduti  in America e l’azienda era nell’invidiabile posizione di avere il proprio marchio nel nome stesso di quella bevanda.

In molti bar, comunque, non veniva usato Bacardí e l’azienda non voleva perdere le vendite a favore di altri marchi, ovviamente, né desiderava che i prodotti di qualità inferiore fossero associati al proprio nome. Ma forse più di tutto, voleva proteggere il marchio Bacardí dall’essere solo un altro termine generico per chiamare il rum.

Di conseguenza, nel 1936, Bacardi e i suoi avvocati entrarono in azione, sguinzagliando i loro funzionari in un hotel di Midtown a Manhattan e nei ristoranti vicini ordinando clandestinamente Cocktail Bacardí e registrandone i risultati.

Le successive cause legali di Bacardi si basavano sulle deposizioni dettagliate delle sue missioni di ricognizione per assaggiare i cocktail che non venivano elaborati con il rum d’origine.
Di fronte alle prove di Bacardi, la presidenza di New York City con John L. Walsh, non ha avuto altra scelta che schierarsi a favore di Bacardi stabilendo che se un cliente ordinava un cocktail Bacardí , il barman non poteva esimersi dal non metterlo.
Anche altre aziende seguirono l’esempio di Bacardi e registrarono alcuni drink dove il loro prodotto non poteva per nessuna ragione essere sostituito: per Gosling’s, Dark ‘N’ Stormy; per Pusser, l’antidolorifico.

Forse è appropriato dire che questo tipo di dispute legali abbia coinvolto ancor prima il Cocktail Bacardí, per via dell’aggiunta della granatina. La stessa “Grenadine” era stata oggetto di un caso a New York nel 1872 tra due importatori di “sciroppo di granate” dalla Francia, uno che sosteneva che il nome, in quanto usato in modo non comune in inglese, equivaleva a un marchio aziendale distintivo e la corte acconsentì.

Concludendo vorremmo citare la versione del Bacardi cocktail di Troy Sidle, Head Bartender ZZ’s Clam Bar di New York City che suggerì di preparare lo sciroppo di melograno con un spremiagrumi elettrico ottenendo così un “nettare rosso brillante”, con un’intensità così spiccata da dover aggiungere alla ricetta una maggiore quantità di rum o, al limite, suggerendo un Bacardi più invecchiato rispetto al bianco tradizionale.

Troy Sidle, Head Bartender ZZ’s Clam Bar di New York City

“Mentre si può essere limitati dal Bacardí in un cocktail Bacardí, non ci sono regolamenti, restrizioni o procedimenti giudiziari che limitano l’uso di succo di melograno fresco”, dice Sidle. “Mentre, forse, dovrebbe esserci.” Conclude Troy.

 

 

 

 

 

 

Ricetta per “Mixed Drinks” di Hugo Ensslin, 1917

Bacardi Cocktail

Agitare bene in un mixing glass con ghiaccio tritato e servire.

“Bacardi cocktail”, 1930-1937

Miscelare assieme i componenti, agitare bene e servire con ghiaccio tritato. Importante: non variare l’ordine degli ingredienti.

“Bacardi cocktail”, specifiche IBA

Shakerare tutti gli ingredienti e filtrare in una coppetta cocktail

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