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Microdistillerie artigianali: il futuro del mercato

microdistillerie artigianali

Il nuovo trend del mercato degli Spirits sono le microdistillerie artigianali, che soprattutto negli Usa ed in Inghilterra stanno spopolando. In Italia sono ancora poche, ma la passione cresce.

Microdistillerie artigianali dopo le birre dunque, per rianimare il mondo della distillazione, Negli Usa sono passate da 184 del 2010 ad oltre 2200 nel 2020. In Gran Bretagna il primato della Scozia sta per essere superato dalle microdistillerie artigianali dell’Inghilterra, con il successo del gin in tutto il mondo. Anche la Francia sta iniziando questo percorso, con piccoli produttori che si affiancano a cognac, armagnac e calvados.

Claudio Riva, fondatore di Whisky Club Italia nel 2014 e Distillerie.it, ha spiegato: “Al momento abbiamo riscontri di tre nuove distillerie. Sicuramente il 2020 vedrà la nascita di 15 nuove distillerie e altrettante sono previste nel 2021”. La maggior parte delle nascenti imprese non saranno dedicate alla grappa, ma a gin e vodka, che hanno un mercato maggiore ed un processo di produzione più rapido.

Certo che diventare distillatori non è facile, di certo più difficile che diventare birrai. Esistono dei corsi di formazione certo, soprattutto quello dell’Osservatorio Interdisciplinare di Conegliano legato alla storica Scuola Enologica locale. C’è poi l’esempio di Eugenio Belli, che nel 2018 ha aperto Eugin Distilleria Indipendente a Meda. Lui da autodidatta ha aperto una delle microdistillerie artigianali: “acquistare alcol già privato di metanolo e altre sostanze nocive per poi distillarlo con gli ingredienti della mia ricetta. Certo, l’ideale sarebbe quello di poter partire dalle materie prime, farle fermentare e infine distillare ma conto di riuscire ad arrivarci in una decina d’anni”.

Al primo anno Belli ha prodotto 3700 bottiglie da materie prime biologiche. Solo un terzo sono a marchio, le altre sono lavorate per conto terzi.

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