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Un’ulteriore prova del potenziale australiano sulla scena globale del caffè, è data dai baristi che competono nel WBC (World Barista Championship).

Essi ottengono spesso ottimi piazzamenti concorrendo contro le altre cinquanta nazioni presenti al mondiale. Altra domanda è, dunque, come fanno gli australiani ad offrire caffè così speciali sul mercato? Ricordo che l’Australia ha avuto fin dal principio l’influenza dei pionieri inglesi che storicamente prediligono il tea al caffè. Perché dunque il caffè, e specialmente le bevande a base espresso, rallegrano così tanto la giornata dei cittadini di Melbourne?

Tutto ha inizio dai chicchi di qualità. La storia di come l’ottimo caffè abbia tracciato un solco in questa terra è da attribuirsi al primo importatore di caffè verde locale, l’australiano Ernest Singer, che durante la Seconda Guerra Mondiale, in seguito a persecuzioni, riuscì a scappare assieme alla moglie Cora in Australia. Mentre era in Europa, lavorava per una compagnia Olandese di importazione di caffè verde, e una volta trasferitosi a Melbourne, nel 1938, la stessa compagnia lo finanzio per operare nel territorio.

Sfortunatamente ai tempi il consumo di caffè non era interessante per i locali, ma Ernest non si perse d’animo e trovò una base di soldati Americani, stanziati a Melbourne, assetati di questa prelibatezza. Grazie anche ai frequenti matrimoni tra soldati americani e donne locali, iniziò a spargersi l’usanza del consumo di caffè tra le famiglie. Ciò che diede un forte impulso a bere il caffè come lo conosciamo oggi, fu l’avvento, negli anni ’50, della tecnologia espresso con l’arrivo degli italiani emigranti in massa. Gli italiani si sentirono incoraggiati a rimanere in Australia, anche grazie ad una politica immigratoria favorevole.

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Guido Garavello in Australia, terra del caffè

Tra il 1950 ed il 1960 il numero degli italiani presenti in Australia aumentò di dieci volte, portando al seguito il loro amore per il culto dell’espresso. La diffusione dell’espresso è da attribuirsi a Giancarlo Giusti il quale, spostatosi a Melbourne nel 1950, fondò fin da subito una torrefazione artigianale nel distretto di Lygon Street, tricolore per eccellenza, iniziando a tostare e distribuire personalmente il caffè ai locali attorno alla città. La sua attività, chiamata Grinders coffee, incontrò da subito successo e lo scorso 2012 ha celebrato il primo cinquantenario.

Tuttavia, ciò che gli australiani hanno fatto è stato muoversi ad un livello di qualità che va ben oltre ciò che gli italiani introdussero nel Paese. La filosofia vincente nel mercato locale è la Third Wave Coffee, meglio nota come Specialty Coffee. C’è una concentrazione e un interesse nel reperire caffè di qualità speciale da parte di moltissimi coffee shop presenti in città. Altro aspetto è che si propongono molto spesso al pubblico metodi alternativi per degustare il caffè: pour-over, aeropress, syphon, cold brew ed altri. Ricordo che un caffè specialty deve avere un punteggio over-all nel profilo sensoriale (aromatico, gustativo, tattile, visivo) di almeno 80/100.

Fattori che indubbiamente hanno favorito questo processo, sono stati la solidità economica e gli investimenti a medio-lungo termine, oltre al crescente potenziale d’acquisto degli stipendi dei lavoratori. In altri termini, la giusta comunicazione e valorizzazione dei caffè speciali assieme alla rosea situazione economica hanno favorito la vendita di caffè serviti a costi superiori.

A discapito della situazione economica globale che rallenta, l’industria del caffè e dei coffee shop è stata stimata nel valore di 4,3 miliardi di dollari, con una crescita annuale del 3,2% dal 2010 ad oggi. Mentre la maggioranza dei caffè di scala industriale sta ottenendo buoni risultati nel mondo, ciò che pone il settore del caffè australiano su un altro livello di interesse è che la vasta maggioranza dei torrefattori e dei coffee shop è indipendente, e con produzione artigianale. A conferma che questo mercato non vuole rinunciare alla qualità del caffè, va detto che nel 2008 sono stati chiusi ben 61 dei 85 Starbucks (il Mc Donald del caffè). Un dato che rimarca l’unicità del mercato australiano nel rifiutare la grande industria del caffè.

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A Melbourne, tra gli esperti di settore

Ci sono alcune catene di caffè (Gloria Jeans e Hudson) che lavorano nelle strade ad alta affluenza, ma la maggioranza dei cittadini predilige i caffè indipendenti. La situazione in Europa e USA è molto diversa: i colossi industriali del caffè dominano la scena del mercato. Una ricerca locale condotta nel 2014 afferma che ci sono almeno 300 torrefattori locali presenti in Australia, a fronte di una popolazione totale di 23 milioni di persone. Questo rende il mercato estremamente competitivo e dinamico. Oltre il 39,5% dei torrefattori si dichiara importatore diretto di caffè verde, un dato che gratifica la cultura dei caffè speciali che vengono selezionati direttamente alla fonte.

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