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Una chiacchierata con Leonardo Pinto, direttore artistico di ShowRum 2016, uno degli eventi più importanti nel mondo dei distillati. L’appuntamento è a Roma per il 2 e 3 ottobre.

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Appuntamento con ShowRum per il 2 e 3 ottobre a Roma

ShowRUM 2016: il 2 e 3 ottobre si tiene a Roma la quarta edizione. Che novità quest’anno e quali invece i ‘graditi ritorni’? Ci racconti come si strutturerà questa edizione?
Quarta edizione che devo dire parte decisamente sotto i migliori auspici con la conferma della quasi totalità dei brand dello scorso anno a cui si sono affiancati nuovi brand, alcuni dei quali appena arrivati sul mercato e che hanno scelto ShowRUM come piattaforma di lancio per farsi conoscere sia dai professionisti che dagli appassionati. L’ossatura del festival rimane pressoché invariata con tutta la parte espositiva, più sale apposite per la formazione sia per i neofiti e gli appassionati (domenica) sia per i professionisti (lunedì). Accanto a questo, come in ogni edizione, cerchiamo di arricchire la proposta e quest’anno ovviamente ci saranno delle novità, come ad esempio la Cocktail Week, nella settimana del festival, in cui alcuni dei più blasonati locali della Capitale serviranno cocktail a base rum cambiando di sera in sera il brand. La nuova location, il centro congressi dell’Hotel A.Roma, a ridosso di villa Pamphili ed immersa nel verde e la campagna Ambassador for ShowRUM, che vedrà nei mesi precedenti il festival molti barman italiani cimentarsi nella creazione di nuovi drink a base rum. Tutte le informazioni, in continuo aggiornamento, saranno comunque reperibili sul sito www.showrum.it e sui social.

Com’è cambiato il mondo del rum in Italia negli ultimi anni? Come sono cambiati i gusti dei consumatori e quindi i mercati degli importatori?
Il mondo del rum è cambiato tantissimo negli ultimi anni e non solo in Italia. Quello che si può evidenziare dell’Italia è che nonostante sia un piccolo Paese dai consumi contenuti in termini di numeri, è un Paese che apprezza i prodotti di qualità ed in cui le eccellenze vengono valorizzate. Chiaramente questo è dato dai consumatori e dai professionisti, sempre più disposti ad investire qualcosina in più per un prodotto di qualità. Grazie alla curiosità generale che questo distillato scatena ed al palato attento di gran parte della popolazione, molti brand eccellenti stanno avendo ottimi risultati. Chiaramente c’è anche tutta una fetta di pubblico che si sta avvicinando o non si è ancora avvicinata a questo mondo, ed anche in questo caso, prodotti più semplici, immediati, sono ancora i più efficaci per accompagnare i neofiti nel mondo affascinante del rum.

Leonardo Pinto, direttore artistico di ShowRum
Leonardo Pinto, direttore artistico di ShowRum

Rum significa Caraibi, ci racconti, in breve, differenze tra i vari Paesi in termini di qualità e tipologie di questo distillato?
Per raccontare le differenze tra tutti i rum dei vari paesi produttori bisognerebbe scrivere un libro tante e tali sono le variabili. Si parte dalla materia prima, ci sono rum da puro succo di canna da zucchero, da melassa, da sciroppo, da Moscovado, si passa alle fermentazioni, controllate o spontanee, e si arriva fino alla distillazione ed all’invecchiamento, nel primo caso il tipo di alambicco, il suo design e la sua grandezza fanno la differenza tanto quanto il clima ed il tipo di botte scelto per l’invecchiamento, qualora ci sia. Senza dimenticare il ruolo fondamentale del blending. In buona sostanza qualsiasi tipo di divisione grossolana, per quanto accurata ed attenta, risulta comunque sommaria. Sarebbe come dire esiste il Sangiovese italiano. L’affermazione di per se non è sbagliata, ma c’è grossa differenza ad esempio tra un sangiovese toscano ed uno romagnolo, ed ancora di più da cantina a cantina.

Il rum è stato spesso e inizialmente associato ai drink come ingrediente, quando acquisterà la nomea di distillato da bere ‘liscio’, come accade per whisky e brandy?
Questa cosa è paradossale se si pensa che il rum verosimilmente il più antico distillato al mondo ed il più diffuso in termini di produzione. Ma è vero, per quasi tutta la sua storia, a parte piccole parentesi, il rum è stato il distillato da utilizzare in miscelazione e basta. Finalmente oggi, grazie da un lato alla curiosità del mercato, dall’altro al lavoro in termini di qualità di molti produttori e grazie anche alla diffusione della cultura del rum da parte di tantissimi personaggi nel panorama non solo italiano ma mondiale, si sta assistendo ad una “ascesa” in termini di apprezzamento del mercato, ed il rum sta trovando il suo spazio accanto ai grandi spiriti come il brandy ed il whisky. E’ un processo lento, ma è già iniziato e sono molti, anche nel nostro paese, che hanno cominciato ad utilizzare il rum come distillato e non più solo come ingrediente per i drink.

ShowRUM si è ormai radicato come un evento unico in Italia, da dove nasce questa idea che unisce pubblico e appassionati ma anche neofiti e professionisti del settore?
Nasce dalla passione e dalla dedizione. Per me il rum fu un colpo di fulmine già quasi vent’anni fa. Per anni ho ricercato informazioni che spesso nemmeno i barman o gli enotecari riuscivano a darmi. Quando sbirciai fuori dai confini nazionali e vidi che in alcuni paesi, Londra e Miami in testa, si organizzavano fiere in cui era possibile entrare in contatto con i produttori, cominciai a chiedermi come mai in Italia, patria dei palati più raffinati, non vi era nulla di simile. Dopo qualche anno, presi la decisione di organizzare ShowRUM e decisi che doveva essere un punto di informazione, formazione e cultura non solo per i professionisti, ma a più ampio raggio per chiunque avesse in se la passione come l’ho io o anche solo una semplice curiosità.

Uno degli eventi più importanti nel mondo dei distillati
Uno degli eventi più importanti nel mondo dei distillati

Qual è la via migliore per degustare i rum?
Dipende molto dal tipo di distillato. La scelta del bicchiere è importante. Più il rum è strutturato e ricco, più lo apprezzeremo scegliendo un baloon, più il rum sarà semplice, meglio concentreremo gli aromi con uno snifter più piccolo. La temperatura di servizio è importante. Rum troppo caldi tenderanno ad esaltare la parte alcoolica in modo eccessivo, al contrario se troppo freddi faranno fatica a rilasciare completamente il loro bouquet aromatico. Non dimentichiamo che il rum può avere una quantità importante di tannino dato dall’invecchiamento. In questo caso, come si fa per un vino rosso importante, è essenziale ossigenare il bicchiere e quindi ossidare il tannino prima di poterlo apprezzare appieno. Ed infine c’è tutta la parte relativa all’accompagnamento. Cioccolata? Perché no, ma anche frutta, dolci, formaggi ed addirittura, studiati nel modo giusto, delle vere e proprie pietanze. A parte quanto sopra, che rappresenta la parte puramente tecnica, la via migliore per degustare il rum è quella del cuore e dell’anima. Chiudere gli occhi e provare il brivido che può darti un prodotto che viene da posti meravigliosi e che porta con se i suoni, gli odori e le tradizioni che lo hanno generato.

Tu viaggi molto, soprattutto ai Caraibi, sia come giudice internazionale, che come trainer, consulente, relatore in masterclass e seminari. Qual’è il segreto dei produttori caraibici che non potremo mai ‘esportare’ per produrre rum da noi?
Il segreto è che non ci sono segreti. Come sempre accade per le arti, l’arte della distillazione va capita, affinata, studiata e tramandata. Di generazione in generazione la ricerca della qualità raggiunge sempre un livello più alto. Il segreto, se così vogliamo chiamarlo, dei Caraibi è proprio la lunga tradizione nel produrre rum, oltre che nel trasferire al rum la cultura e viceversa rendere il rum parte della propria cultura. Tutto questo rende il rum un vero e proprio “spirito” caraibico.

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