Digita e premi Invio...

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Nei tempi il bar è diventato per molti, specie nelle grandi città, un punto di riferimento fisso durante l’arco della giornata. Al bar ci si arriva al mattino per essere confortati da caffè, cornetti, si torna a metà mattino per tonificarsi con un espresso, un cappuccino, un succo, si ritorna per la pausa pranzo, e poi ancora eventualmente a metà pomeriggio.

Si chiude la giornata con un aperitivo, talvolta ci si ferma dopocena per un gelato, un caffè, un semplice digestivo.
Si capisce molto bene quanto è importante socialmente il ruolo del bar e proprio per questo è necessario che alla guida di tale struttura d’impresa commerciale ci siano delle persone capaci e circondate da collaboratori all’altezza del caso.

Obiettivi:
stile, classe nel comportamento, conoscenza della merceologia e delle tecniche di mescita non sono elementi sufficienti, sebbene molto importanti, a completare le qualità richieste dal mestiere di barman, gestore di bar; occorre sapersi offrire e vendere per le qualità intrinseche dell’individuo, che ha bisogno anche della capacità di vendere l’ambiente e le ore del bar per una proficua resa. L’obiettivo primario del barman è quello di “vendere”.

Egli deve essere l’imprenditore e l’imbonitore di se stesso e dei suoi prodotti. Presentarsi con eleganza e con classe, offrire un servizio di primo ordine, accogliere in un locale di qualità originale non è altro che vendere un servizio e un prodotto al livello più alto e più commercialmente conveniente possibile.
La quantità e la qualità, assommate ai servizi, equivalgono al maggiore compenso di vendita del prodotto e vale a dire sul prodotto venduto c’è un valore aggiunto. Il valore aggiunto è costituito da tutto ciò che è addizionato al prodotto oltre al valore del suo acquisto iniziale. Aumenta proporzionalmente ai servizi, alla categoria del locale e alla qualità del servizio, in scala: un servizio in un locale normale o in un locale di lusso; un servizio al banco o al tavolino, in un locale con musica stereofonica o musica dal vivo, e così via.

È logico che chi lavora, investe e s’impegna e le sue capacità traggano soddisfazione e gratificazione dalla ricchezza e dalla qualità dell’offerta della sua opera, ma non deve dimenticare il fine pratico del suo lavoro che è il denaro, il compenso adeguato alle sue fatiche.

Nel nostro mestiere si acquisisce una tattica di comportamento staccata che fa sembrare che il denaro sia l’ultimo degli interessi. È pur vero che, nell’eseguire i servizi, è più elegante dare quest’impressione; ma è anche vero che, a livello personale e per l’impresa, ha la massima importanza il giusto guadagno.
Come in tutti i mestieri, il denaro, anche se importante, è una conseguenza; se si lavora bene, se si fanno i calcoli giusti, se si esercita la dovuta pazienza, il denaro deve venire come conseguenza, in modo gradualmente crescente, non di colpo, senza fretta e giustificato dall’impegno professionale.

Peppino Manzi

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