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Il Gran Caffè “Le Giubbe Rosse” nacque nel 1896 come caffè-birreria dei Fratelli Reininghaus. Il nome deriva dal colore delle giacche dei camerieri.

Un nome che deriva da un’usanza dei fiorentini, che trovando troppo difficile il nome del caffè, esclamavano “andiamo da quelli con le giubbe rosse”.  Solo nel 1910, dopo un cambio di gestione con il rinnovo del locale in stile liberty, il caffè assume il suo attuale nome e diventa circolo scacchistico con anche la visita di Lenin, appassionato della scacchiera.

Il caffè, dopo essere diventato centro nevralgico della letteratura e di letterati, diventa anche un ring, con la celebre scazzottata tra i futuristi milanesi (Marinetti, Boccioni, Russolo etc…) e gli intellettuali fiorentini de “La Voce”, con a capo Soffici, che aveva stroncato con una critica la mostra futurista a Milano.

Durante la seconda guerra mondiale il locale ha una brusca battuta d’arresto, con i suoi avventori letterati invisi dall’autarchia del governo fascista e con i camerieri che cambiano il colore delle giubbe in bianco. Alla fine della guerra il caffè riprende il suo splendore e la sua maggiore attività: promuovere tutte le idee intermediali degli artisti che accoglie tra i suoi tavoli e le sue pareti, anche con la fuga dei progetti editoriali che si spostano a Milano o Roma.

Dagli anni ’80 il locale viene definito “porto franco della poesia” ed anche oggi al Gran Caffè “Le Giubbe Rosse”, tra un caffè e un aperitivo, si possono incontrare artisti poliedrici, assistere ad incontri intermediali oppure presentazioni di libri e testi poetici italiani e stranieri.

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